L’Italia riparte dai borghi
di Dario Franceschini
In linea con l’idea dell’”Italia-museo diffuso”, la rigenerazione culturale e sociale dei piccoli borghi storici italiani è finalmente diventata un asset centrale per la ripresa economica del nostro Paese nell’ambito dei finanziamenti del PNRR.
Si tratta di una operazione a cui il MiC ha lavorato a lungo, arrivando alla pubblicazione di un avviso pubblico (cultura.gov.it/borghi) per il sostegno di progetti finalizzati a contrastare lo spopolamento e incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso, valorizzando in questo percorso in modo particolare il ruolo delle imprese e dei partenariati pubblico-privati. È fondamentale riequilibrare e rafforzare le connessioni e i legami economici, sociali e ambientali tra aree urbane, periurbane e rurali. Per conseguire questo obiettivo occorre agire lungo due direttrici. Da un lato è necessario investire sulla protezione e sulla salvaguardia del patrimonio culturale e naturale per migliorare la qualità della vita all’interno di contesti urbani e rurali inclusivi e sostenibili. Dall’altro lato, bisogna promuovere politiche orientate allo sviluppo, che sostengano le attività produttive, la creazione di posti di lavoro dignitosi, l’imprenditoria, la creatività e l’innovazione, facendo perno sulla cultura, sulle tradizioni e sui saperi locali.
Il patrimonio culturale, quindi, non è più solo da conservare, ma anche utile e necessario per costruire nuove imprese e associazioni, nuova vita. E i borghi possono avere un grandissimo ruolo innovativo nel ribaltare anche la visione della personalizzazione dell’impresa, spingendo verso un’impresa collettiva e condivisa, e devono diventare luoghi vivi, vissuti e vitali.
Oggi le risorse messe in campo con il PNRR per il rilancio di 250 borghi italiani ammontano a un miliardo di euro, una cifra davvero imponente. Due sono le linee di azione.
La prima destina 420 milioni di euro a 21 borghi individuati da Regioni e Province autonome, aventi caratteristiche particolari – aree interne, con non più di 300 unità immobiliari, prevalentemente disabitato o spopolato – in grado di realizzare progetti pilota di rigenerazione, con un investimento complessivo di 20 milioni di euro per ciascun borgo, attraverso l’individuazione di una vocazione prevalente. Solo per fare qualche esempio, si pensi a scuole o accademie di arti e dei mestieri della cultura, alberghi diffusi, residenze d’artista, centri di ricerca e campus universitari, residenze sanitarie assistenziali-RSA con programmi di assistenza a matrice culturale, residenze per famiglie con lavoratori in smart working/nomadi digitali.