Le opere di Roberto Capucci in mostra a Napoli
La Fondazione Banco di Napoli e la Fondazione Roberto Capucci, di cui l’Associazione Civita è socio fondatore, hanno inaugurato a Napoli, lo scorso 2 ottobre, la mostra “Pagine di seta”, ospitata nelle sale del Museo dell’Archivio Storico del Banco di Napoli.
L’originale progetto culturale, ideato da Rossella Paliotto, Presidente della Fondazione Banco di Napoli, ed Enrico Minio Capucci, Direttore della Fondazione Roberto Capucci, vede 21 opere d’arte di Capucci, provenienti dall’omonima Fondazione a Villa Manin (UD), esposte tra i documenti custoditi nel suddetto Museo.
L’occasione della mostra ha offerto il pretesto per aggiungere qualche frammento del passato emerso dalle carte d’archivio, molte conservate alla Fondazione, per ripensare alla preziosa fibra scelta dal maestro romano per le sue opere-scultura, indiscussa protagonista nella storia sartoriale italiana e napoletana in età moderna: la seta. In omaggio a Roberto Capucci e alle meravigliose cromie delle sue ricercate ‘composizioni’, un rilievo particolare assumono i colori, pregni di sfumature di significato, che sembrano ridare vita ai documenti inediti, ulteriore testimonianza del passato di Napoli, centro di eccellenza per la produzione e la lavorazione della seta. Il percorso della sartorialità napoletana, che di sicuro contribuì alla formazione della haute couture italiana legata al ciclo della seta, lega altresì Napoli al Friuli dove recentemente si è riscoperta l’antica tradizione che, a partire dal Cinquecento, vide nella coltivazione del baco da seta una sua eccellenza, un’attività entrata in crisi nel corso del secolo scorso.
Più intrecci sono alla base dell’idea della mostra: Napoli e il Friuli, centri di produzione della seta; le opere d’arte Roberto Capucci, fondamento del Made in Italy sin dal 1952, anno della prima sfilata nella sala Bianca di Palazzo Pitti; e le documentate antiche attività seriche e artigianali legate al settore dell’abbigliamento napoletano.
Si tratta, quindi, di un lavoro artistico di approfondimento dei rapporti possibili tra gli abiti e l’Archivio, straordinaria testimonianza della storia del Mezzogiorno, un’esperienza immersiva tra faldoni e multimedialità dove gli abiti e i manichini colloquiano con contenuti e notizie della storia economica, sociale ed artistica delle regioni meridionali e contratti commerciali con varie nazioni europee.
Il progetto confluisce nel volume curato dalla professoressa e storica dell’arte Bianca Stranieri e che propone l’interpretazione fotografica di Fabio Donato, esito di una residenza d’artista nell’ambito del progetto Crearch – CReative Europe ARCHive as innovative cultural hubs.
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