Imprese e brand Italia: un binomio vincente a livello internazionale
Intervista a Luigi Abete, CEO IEN Italian Entertainment Network
In quale misura la Cultura, unita al prestigio della nostra storia e del nostro passato, può contribuire alla definizione di una strategia di Soft Power italiano?
Il contributo che la nostra Cultura è in grado di mettere in campo nella definizione e nel rafforzamento di una strategia vincente in tal senso è, senz’altro, significativo. La vera sfida da affrontare consiste nel riuscire a vincere una resistenza che, nel tempo, si è purtroppo radicata alla base del nostro Soft Power. Quest’ultimo, ad oggi, rappresenta un saldo fra il percepito del valore positivo della nostra immagine ed il percepito di una comunicazione negativa, talvolta anche distruttiva, di cui siamo in parte vittime ma anche artefici. Risulta, pertanto, quanto mai necessario impegnarsi per tentare di ridurre, se non eliminare, l’effetto di “implosione” che il Soft Power negativo produce attraverso le fake news ed azioni di storytelling parziali ed incomplete in cui i nessi di consequenzialità fra un’azione e i tempi necessari in cui si riescano a percepire i reali risultati prodotti. Un’azione strategica che, in primis, deve essere messa in atto dal nostro ceto dirigente; sono lontani i tempi in cui potevamo permetterci di attendere che la politica trovi i propri equilibri. L’unica strategia vincente è quella di prendere consapevolezza che se siamo convinti della qualità e della forza della nostra storia e dei nostri valori – rappresentati da quello che oggi è definito il brand “Italia” – dobbiamo difenderli e valorizzarli. Se esiste, duqnue, una storia che noi crediamo vera questa va difesa e promossa, non subita. In una società, come quella attuale, in cui troppo spesso un semplice processo viene erroneamente comunicato come un fatto compiuto, tutti noi siamo chiamati a promuovere con convinzione e forza la nostra verità. In un mondo ormai globalizzato non sono più solo i fattori esterni a determinare il corso della storia bensì noi stessi, per primi, possiamo fare la differenza, interpretando e valorizzando al meglio la nostra Cultura e i valori che essa incarna. Solo così il problema del cosiddetto “Soft Power negativo” potrà essere, se non annullato, considerevolmente ridotto.
Forte della Sua esperienza imprenditoriale, quale ruolo possono ricoprire, a Suo avviso, le imprese italiane nella promozione dell’immagine del nostro Paese all’Estero?
L’impegno imprenditoriale nel campo della Cultura e della creatività rappresenta una grande opportunità in questa direzione. L’importante è saper agire non solo in termini promozionali ma anche operativi: in qualità di impresa che intende crescere ed investire e non tesorizzare le risorse. Mi piace definire l’azienda di cui sono AD – IEN – ITALIAN ENTERTAINMENT NETWORK, una holding nata da un progetto di aggregazione dei brand Filmmaster e Civita Cultura che racchiude le migliori eccellenze nel settore della produzione, dell’entertainment culturale, della creatività e degli eventi – come una fase evolutiva del Soft Power data la sua peculiarità fortemente operativa capace di essere esportata nel mondo. Ed è questa la chiave di lettura che tutti noi dovremmo adottare nei confronti del Soft Power: non più solo beneficiare dell’attenzione che il mondo continua a nurtrire nei confronti dell’Italia per quell’ingente patrimonio di valori che compongono il nostro Soft Power (storia, tradizioni, turismo, patrimonio culturale e artistico ma anche prodotti enogastronomici, moda e design) bensì essere, in prima linea, portatori della nostra Cultura a dimensione internazionale, a cominciare dall’Europa. Le possibilità per dare l’avvio a tale processo non ci mancano, potendo vantare le giuste competenze ed un’adeguata sensibilità su questi temi che costituiscono, senz’altro, il nostro valore aggiunto.
Sostenere e rafforzare l’attività dei privati in questa direzione diviene, pertanto, un’azione imprescindibile che, se vista dal pubblico come un valore e non come una criticità, può risultare vincente. Non nego le problematiche riscontrabili in una gestione di un bene pubblico nell’ambito di una dimensione privata ma credo con fermezza che, se è nostra intenzione far crescere il nostro brand all’Estero, è necessario fortificare l’azione che il nostro Governo, a cominciare dalle importanti riforme introdotte nel campo dei beni culturali dal Ministro Franceschini, sta mettendo in campo ormai da tempo. Il mio invito agli imprenditori è quello di aprire il proprio sguardo verso nuovi obiettivi ed esperienze; troppo spesso, ad oggi, la prudenza con cui guardiamo verso nuove frontiere riesce ad avere la meglio su quelle peculiarità di innovazione e creatività che hanno sempre contraddistinto il nostro operato imprenditoriale. Risulta, dunque, fondamentale investire per fa sì che il Soft Power italiano non rappresenti soltanto un patrimonio culturale in senso stretto bensì una vera e propria ricchezza operativa, capace di sostenere le esigenze del mercato e di porsi al servizio del Paese.