Convenzione di Faro. Quali sfide per l’Italia e il digitale?
L’auspicata ratifica da parte anche dell’Italia della Convenzione di Faro è un atto dovuto ed atteso da larga parte degli operatori culturali nazionali, alcuni dei quali l’hanno già adottata come riferimento. Una Convenzione cruciale che, come noto, sin dal 2005 ha innescato una profonda rivisitazione del concetto di Patrimonio Culturale. Gli oggetti e i luoghi non sono, di per sé, ciò che è importante sul patrimonio culturale. Sono importanti a causa dei significati e degli usi che le persone attribuiscono loro e dei valori che rappresentano.
Tuttavia, il forte impatto innovativo della Convenzione rischia tuttavia di essere depotenziato dal ruolo marginale riservato al mondo del Digitale. Forse a causa della sua lunga gestazione, nel riservare al digitale un ruolo meramente strumentale (Art. 14 – Eredità culturale e società dell’informazione), la Convenzione rischia di non tenere in alcun conto l’evoluzione che la rivoluzione digitale ha innescato ormai da oltre 15 anni e rischia, quindi, di risultare incoerente con la realtà generata dal processo di Trasformazione Digitale che è diventato nel frattempo una priorità assoluta nelle politiche di sviluppo europee e mondiali.
Oggi, la digitalizzazione e il digitale devono essere riconosciuti nella loro realtà trans-identitaria e multi-identitaria di nuove entità culturali che, come i patrimoni tangibili e intangibili considerati nella Convenzione, non solo costituiscono “strumenti per”, ma sono anche a loro volta strumenti qualificati di identificazione, studio, interpretazione, protezione, conservazione e presentazione del Patrimonio Culturale (Convenzione, Art. 5 – Leggi e politiche sull’eredità culturale, comma b). Sarà, dunque, necessario, a valle della ratifica della Convenzione – prevista per la prima settimana di febbraio – necessario tenerne conto per evitare di mantenere il contrastante paradosso rispetto non solo agli scenari contemporanei del digitale, ma soprattutto in relazione alle ulteriori evoluzioni per le quali urge essere preparati per gestire le complesse sfide che, di certo, proporranno. Trattandosi di un atto dovuto ed atteso da molti anni da larga parte degli operatori culturali nazionali, Civita intende sostenere l’importanza di una visione attenta e congrua all’attuale mondo del Digitale e alle sue prospettive, ed in particolare del Digital Cultural Heritage.