Un team di ricercatrici ENEA ha contribuito con la tecnica della biopulitura al restauro della Madonna del Parto di Jacopo Sansovino, nella basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio a Roma. La statua in marmo dello scultore rinascimentale è oggetto di devozione secolare soprattutto da parte delle partorienti.
Promosso dalla Soprintendenza Speciale di Roma, l’intervento di biopulitura è durato sei mesi ed è stato effettuato con batteri che, in modo estremamente selettivo, hanno rimosso sostanze di differente natura senza intaccare il marmo.
“L’importanza dell’opera e il degrado del manufatto hanno imposto un protocollo operativo approfondito con indagini diagnostiche che hanno permesso di caratterizzare i materiali di deposito e le macchie presenti sulla superficie come oli, cere e materiale proteico”, spiega la ricercatrice ENEA Chiara Alisi.
Nel corso dei secoli la scultura è stata continuamente toccata e intrisa con l’olio sacro dei lumini votivi, che hanno provocato purtroppo l’imbrunimento di gran parte della superficie marmorea, in particolare del Bambino Gesù.
“Il nostro lavoro – aggiunge la ricercatrice – è iniziato con diversi test esplorativi effettuati con i ceppi batterici della collezione ENEA per individuare i microrganismi più adatti a rimuovere le sostanze responsabili delle profonde maculazioni brune compenetrate nel marmo. Questo ci ha permesso di identificare 4 ceppi differenti in grado di metabolizzare in modo selettivo i depositi individuati in precedenza dalle indagini chimiche”.
I batteri sono stati applicati in successione all’interno di un gel, su un foglio di velina inglese bagnato con acqua in modo che aderisse alla superficie. Il tempo di contatto è stato di circa di 12 ore per ogni singolo impacco, sigillato con pellicola trasparente.
Come osserva Alisi, “i lunghi tempi di applicazione, necessari per la rimozione dei depositi, e la selettività dei batteri impiegati hanno permesso di operare in sicurezza nel rispetto del materiale costitutivo, preservando la salute sia degli operatori sia dei fruitori dell’opera all’interno di uno spazio chiuso come la basilica di Sant’Agostino”.
La capacità metabolica dei batteri costituisce una nuova frontiera nel restauro, già impiegata con successo da ENEA nelle statue in marmo di Michelangelo che si trovano alle Cappelle Medicee a Firenze.