Cultura come diritto: radici costituzionali, politiche e servizi
di Nicola Maccanico, Segretario Generale Associazione Civita
Nel corso dei suoi trent’anni di attività volte alla promozione della cultura, l’Associazione Civita ha organizzato innumerevoli convegni ed incontri pensati come occasione di riflessione comune e dibattito su temi rilevanti afferenti all’ambito culturale con l’intento di sensibilizzare, dove possibile, l’opinione pubblica. Tenendo sempre presente l’oggetto di principale interesse dell’Associazione ma, al contempo, inserendolo, ancora più che nel passato, in un’attualità in profonda trasformazione, di volta in volta il nostro impegno si rivolge ad analizzare gli ambiti in cui una maggiore attenzione al settore potrebbe determinare sviluppo economico, incidere sul posizionamento dell’Italia a livello internazionale, immaginare il ruolo della cultura nei possibili scenari futuri. Ed è questo lo spirito con cui abbiamo accolto la proposta avanzata dallo Studio Legale A&A, nostro Associato, nella persona dell’Avv. Giorgio Albè che ringrazio per averci consentito di affrontare un tema strategico, quello della Cultura come diritto, in occasione dei 70 anni della nostra Costituzione appena celebrati e coinvolgendo in tale riflessione accademici, studiosi ed operatori della cultura di altissimo livello.
L’Associazione Civita nasce nel solco di quella presbiopia che Piero Calamandrei riferiva alla natura stessa della Costituzione repubblicana e, in particolare, al suo art. 9, collocato fra i suoi “Principi fondamentali”: una disposizione ampia contenente concetti molto generici, quali “cultura”, “ricerca scientifica e tecnica”, “paesaggio”, “patrimonio storico artistico”. Tale genericità, nel corso degli anni, ha permesso di gestire le indicazioni della Costituzione con quella flessibilità necessaria date le mutate condizioni generali del Paese. Da un progetto concreto volto alla salvaguardia dell’antico borgo di Civita di Bagnoregio, nell’Alto Lazio, facendosi così promotrice di progetti ed iniziative volte alla conservazione del nostro patrimonio artistico, l’Associazione ha saputo, nel tempo, ampliare il proprio sguardo nei confronti della valorizzazione e della promozione dei beni culturali del nostro Paese incentivando un continuo e costante dialogo fra pubblico e privato. Due mondi, questi ultimi, che, in Italia, sembrano viaggiare ancora troppo spesso su due binari paralleli, in particolare nell’ambito della gestione culturale in senso lato.
Civita, forte del suo trentennale sodalizio fra impresa e cultura, nonché capace di interpretare le esigenze del mondo istituzionale, continua a riversare impegno e competenza a favore di tale dialogo, a nostro avviso, sempre più attuale; il tema della cultura, del resto, è oggi strettamente legato alla sua capacità di creare ricchezza in termini di crescita occupazionale a favore delle nuove generazioni. Un impegno doveroso per chi ha in mano le sorti dell’Italia che, pur disponendo di un patrimonio storico-artistico unico al mondo, sembra non aver preso piena coscienza dell’enorme potenziale insito nella cultura a livello di crescita e sviluppo economico.
Al di là di alcune imprese di successo, dotate, in tal senso, di una concreta autorevolezza a livello internazionale, il nostro sistema Paese, nel complesso, mostra qualche difficoltà nella propria capacità di incidere a livello mondiale.
Un tema, quest’ultimo, che abbiamo affrontato nell’ambito del Rapporto “Il Soft Power dell’Italia”, a firma di Giuliano da Empoli, uno dei più brillanti intellettuali del nostro tempo. Disporre nel DNA nazionale di un notevole senso artistico e di rilevanti doti creative – notoriamente ravvisabili nella moda e nel design – essere riconosciuti come Paese di assoluta eccellenza per patrimonio culturale, senso della bellezza e dello stile di vita, non può e non deve esentarci dall’impegno a favore di un’effettiva crescita della nostra autorevolezza, in particolare alla luce dello scenario globale. Investire nella cultura, nell’arricchimento della propria conoscenza, è, senz’altro, una scelta premiante capace di rendere migliore l’essere umano; quando quest’ultima viene abbracciata dalla collettività, il valore che ne scaturisce non può che assumere ancora più importanza.