Musement, strategia di successo tra fare Sistema e adattamento all’industria del turismo

Intervista a Paolo Giulini, co-founder di Musement

 

In un mondo come quello delle startup culturali, creative e del turismo in cui i tassi di mortalità sono molto elevati, Musement si distingue come caso virtuoso, avendo raccolto investimenti rilevanti e recentemente effettuato nuove acquisizioni. Quali elementi hanno principalmente contribuito al vostro successo?

Credo che uno dei punti di forza della nascita di Musement sia stato quello di investire su un progetto che permettesse lo sviluppo e la promozione dei beni culturali su scala globale partendo proprio dall’Italia con il suo ricco patrimonio. Quell’Italia spesso mal vista in termini di innovazione in questo settore è stata tra le prime a credere in un’azienda in grado di coniugare innovazione, tecnologia e capacità di fare Sistema. Quando dico Sistema intendo, infatti, che abbiamo avuto anche la fortuna di incontrare sulla nostra strada dei Fondi di Venture Capital (italiani) che hanno visto e compreso prima di altri la qualità dell’idea e le potenzialità di crescita nazionali ed internazionali. Non solo Fondi però, ma anche la reattività del settore culturale Italiano pubblico e privato che nel primo anno di attività di Musement ha prontamente dato fiducia al progetto comprendendone le potenzialità in un settore come quello dei beni culturali che sta vivendo un momento di grande dinamismo. Potrei citare diverse Istituzioni culturali ma non è importante andare nel dettaglio, credo invece che sia più importante sottolineare la forza endogena al settore che ha reagito positivamente all’innovazione.
Secondo aspetto fondamentale del successo di Musement, è stata e continua ad essere la capacità di adattamento ad un’industria molto dinamica come quella del turismo. Settore, quest’ultimo, che negli ultimi quattro anni ha vissuto e continua a vivere una grande crescita ed un grande tasso di trasformazione. Abbiamo dapprima collegato in modo estremamente naturale i beni culturali al turismo e poi abbiamo ampliato il nostro ambito di azione al turismo sportivo e a quello del food&wine.
Nello sport, solo per fare due esempi davvero virtuosi, Musement sarà per il terzo anno consecutivo, Tour Operator Ufficiale del Giro d’Italia, così come per il secondo anno siamo Tour Operator Ufficiale della Barcolana, la più grande regata al mondo quest’anno alla sua 50° edizione. Nel food&wine oltre a collaborare direttamente con alcune delle più importanti cantine italiane e non solo, siamo e siamo stati partner di alcuni dei più importati eventi del settore. Ne cito solo alcuni come esempio: Vinitaly, Fiera Internazionale del Tartufo di Alba, Merano Wine Festival. Come vedi, quindi, non solo grandi eccellenze nei beni culturali ma anche negli altri settori.

Quanto pesa ancora oggi la componente offline nel mercato turistico italiano e internazionale e quali scenari si aprono per chi, come voi, applica le tecnologie digitali a questo settore?

Sono convinto che siano due mondi differenti. I prodotti di cui ci occupiamo noi hanno, ad eccezioni di alcuni specifici casi, come canale prioritario di promozione e vendita l’on-line.
Chiaramente quando vendiamo delle golf holidays o dei prodotti ad alto valore unitario appartenenti all’area food&wine, la promozione viene spesso fatta on-line ma prima di arrivare alla vendita, sono previste delle interazioni “off-line”. Questo accade per l’alto valore dei prodotti in vendita e perché spesso questa tipologia di pacchetti richiedono un’offerta e un servizio “su misura”.
Tuttavia, come dicevo all’inizio, queste sono delle eccezioni all’interno dell’ampia offerta di Musement. Noi siamo un’azienda digitale e vendiamo utilizzando canali on-line, grazie alla tecnologia proprietaria e ad un modello distributivo che abbiamo disegnato appositamente.
Il mercato, pur avendo ancora una componente off-line importante, si sta muovendo sempre più velocemente verso il digitale e l’on-line. La componente off-line credo rimarrà in futuro sempre più legata ai prodotti ad alto valore economico, dove l’interazione off-line non è solo necessaria ma è anche un valore aggiunto importante.