Illuminare il passato per guardare al futuro

di Simonetta Giordani, Segretario Generale Associazione Civita

L’Associazione Civita ha aderito con entusiasmo alla “Giornata dell’Europa” dello scorso 9 maggio, promossa dalle Rappresentanze in Italia di Parlamento europeo e Commissione europea, proponendo di illuminare con il colore blu dell’Europa i luoghi iconici della Cultura, nella convinzione che quest’ultima rappresenti l’elemento identitario e fondante dell’Europa, lo strumento di coesione sociale e l’identità competitiva del nostro Paese nel mondo.

Bisogna ripartire dalla Cultura per creare ponti e abbattere muri, ed è quello che abbiamo fatto in occasione delle celebrazioni della “Giornata dell’Europa” illuminando il patrimonio storico-culturale delle principali città d’arte italiane e per la prima volta, grazie all’impegno di Associazione Civita, dei borghi al di sotto dei 5000 abitanti destinatari dei finanziamenti PNRR della Commissione europea.

La campagna di illuminazione realizzata dal Parlamento europeo in collaborazione con Associazione Civita, l’Unità di Missione PNRR del Ministero della Cultura ed Enel, ha quindi interessato quest’anno anche i borghi di Gerace in Calabria, Rosignano Monferrato in Piemonte e Otricoli in Umbria, destinatari della linea di finanziamento Attrattività Borghi PNRR, rispettivamente linea A il primo e linea B gli altri due. Come Civita, abbiamo anche lanciato, in collaborazione con MiC e Anci, una call for action per invitare tutti i Comuni italiani a illuminare i propri luoghi iconici di blu e ad inviare foto per partecipare alle iniziative di comunicazione del Parlamento e della Commissione europee. L’obiettivo è stato quello di rimarcare che lo stretto collegamento tra la nostra identità e l’Europa è la Cultura, che questa è un potente strumento di inclusione e benessere, e che il nostro patrimonio diffuso rappresenta un importante motore di sviluppo economico.

L’Italia è il luogo dei piccoli centri, dei borghi di qualche migliaio di abitanti, perle preziose incastonate sulle montagne o nascoste tra le vallate, dove la vita può essere meno “facile” ma certamente conserva il sapore e la cultura di un Paese. Del resto, si tratta dei luoghi dove è nata l’identità occidentale e che oggi rappresentano l’antidoto contro l’omologazione e il diffondersi dei “non-luoghi” imperanti e senza anima, l’antidoto per rivendicare le differenze come radice costitutiva dell’Europa.

È facile quindi comprendere quanto sia necessario salvaguardare i nostri borghi ed interromperne lo spopolamento perché un territorio presidiato significa protezione, cura e sicurezza. Una attenta e sostenibile loro riqualificazione e rivitalizzazione rappresenta, inoltre, una acuta strategia di rigenerazione del territorio: alcuni di quei borghi, infatti, potrebbero essere capaci di rispondere ad una domanda abitativa di alta qualità ambientale per nuovi residenti.

Il momento è propizio. Oggi, in una fase storica di profondo cambiamento, nella quale è necessario identificare robuste traiettorie di sviluppo sostenibile in ottica di lungo periodo, l’Europa ha riconosciuto come priorità strategica la rigenerazione e la valorizzazione dei borghi storici italiani, investendo risorse cospicue: circa 9,6 miliardi di euro con i Fondi strutturali (FESR e FSE) e oltre un miliardo di euro con il PNRR, di cui circa 400 milioni destinati a 20 borghi spopolati, uno per regione. Un segnale forte, questo, in difesa di un patrimonio diffuso in modo capillare in tutto il Paese, che incarna un enorme potenziale per il turismo sostenibile e “lento”, che integra patrimonio culturale, ambientale, accoglienza diffusa e tradizioni produttive locali. Un’eccellenza italiana, che ci identifica e inorgoglisce.

Una eccellenza che rappresenta anche per i tantissimi turisti stranieri una esperienza unica e preziosa, ma che per essere colta necessita di servizi minimi di base e buoni livelli di infrastrutturazione. Per questo è sempre importante adottare un’ottica di sistema e coinvolgere attori pubblici e privati che condividano un impegno di tutela e valorizzazione integrata del patrimonio culturale. Non è un fatto casuale che questa idea lungimirante di partenariato pubblico/privato sia nata intorno alla sfida di Associazione Civita di salvare, oltre 35 anni fa, il borgo di Civita di Bagnoregio: una sfida che ha consacrato e abilitato un modello fecondo di co-progettazione nel quale l’impresa svolge, accanto alle Istituzioni, un ruolo sociale di generatore di valore condiviso a beneficio dei territori e delle comunità locali e per la costruzione di un futuro sostenibile per le generazioni a venire.

Quella idea lungimirante di partenariato pubblico/privato in difesa del nostro patrimonio culturale su cui siamo nati e che all’epoca poteva sembrare eccessivamente innovativa, oggi è diventata patrimonio comune. Tutti ormai concordiamo sul fatto che è la nostra Cultura a renderci ancora capaci di avere un nostro posizionamento in una società globale sempre più complessa, e che quindi il nostro patrimonio diffuso va tutelato e salvaguardato. Nei borghi storici italiani è nata una parte importante dell’identità europea ed è per questo che abbiamo voluto dare in modo simbolico il nostro contributo alla “Giornata dell’Europa”, convinti come siamo che bisogna illuminare il passato per guardare al futuro.