Scrivere per ricucire lo strappo tra solitudine e tessuto sociale
Intervista a Ginevra Lamberti, scrittrice e giurata contest #tiraccontodacasa
Quasi 200 sono stati i racconti partecipanti al contest di scrittura #tiraccontodacasa. Come giudica la cifra narrativa degli elaborati, per la maggior parte realizzati nella convinzione del valore della condivisione in un momento estremo delle nostre vite come è stato quello del primo lockdown?
Dalla lettura dei quasi 200 elaborati è emersa con forza la cifra dell’introspezione, lo sguardo rivolto agli oggetti di uso domestico e a quelli – metaforici – che ci abitano. Non è però mancato anche un certo slancio verso l’esterno, l’espressione della riserva energetica che ancora animava i singoli e la collettività nel corso del primo lockdown.
Paure, certezze, speranze, consuetudini cambiate e voglia di normalità: sono alcuni dei sentimenti, a volte estremi, che ci hanno accompagnato durante quel primo lockdown. Quanto e come a suo avviso la scrittura può costituire un’arma contro la solitudine e l’isolamento?
Nel momento in cui buona parte delle regole del vivere quotidiano sono sovvertite, la scrittura può essere uno strumento potente per mantenere il contatto con sé stessi e con la propria idea di mondo. D’altro canto scrivere è un mestiere solitario per definizione e, in un contesto di isolamento forzato, ciò che fa la differenza sono la condivisione e la compartecipazione sociale. In questo senso, un concorso come #tiraccontodacasa contribuisce a ricucire lo strappo tra la persona sola che si cimenta in un esercizio di scrittura e il tessuto sociale da cui è separata.